Vendere cibi fatti in casa, è legale oppure no? 


Vendere




Cucinare in casa è la passione di moltissime persone che ogni giorno preparano biscotti, torte, taralli, conserve e marmellate. Chiunque può, con le giuste accortezze, trasformare la passione per la cucina in un lavoro, vendendo i cibi fatti in casa.

Infatti è del tutto legale avviare la propria microimpresa domestica alimentare di vendita di cibi preparati in casa a privati o a imprese, purché si rispettino alcuni requisiti, vale a dire le norme igieniche previste in materia di sicurezza alimentare.

Per quanto riguarda i cibi fatti in casa

Per quanto riguarda i cibi fatti in casa che si possono vendere, rientrano:




  • prodotti da forno e pasticceria come dolci, biscotti, torte (anche per occasioni speciali), taralli, ecc.
  • gastronomia (pasta al forno, parmigiana, pollo arrosto)
  • prodotti tipici (come le orecchiette pugliesi o altro tipo di pasta fatta in casa)
  • conserve e confetture, come marmellate o conserve di verdure
  • bevande non alcoliche, come tè, tisane, succhi di frutta, ecc.

Per poter vendere tutti questi golosi manicaretti preparati in casa, bisogna seguire un iter preciso di avvio della propria microimpresa domestica alimentare.

La prima cosa da fare è presentare una richiesta di autorizzazione allAsl che si può ottenere se a casa propria si è dotati di una cucina che rispetti le norme di igiene e di sicurezza alimentare previste dalla legislazione italiana ed europea.

Viene richiesto, infatti, che la cucina si trovi in uno spazio che possa essere chiuso rispetto agli altri locali della casa e che abbia dimensioni tali da contenere tutta l’attrezzatura.

Inoltre deve essere adibita solo a laboratorio

Inoltre deve essere adibita solo a laboratorio per preparare i cibi fatti in casa e non per cucinare per la famiglia.

Poi bisogna presentare allo Sportello unico delle attività produttive (SUAP) presso il proprio Comune di residenza la Segnalazione Certificata Inizio Attività (Scia) in modo da poter svolgere la propria attività in modo regolare.

Quindi ottenere la certificazione HACCP che dimostra che l’attività avviene seguendo le misure di prevenzione dei rischi in materia di sicurezza alimentare.

Infine, aprire la Partita IVA, iscrivere l’attività alla Camera di commercio e aprire la propria posizione INPS nella sezione Artigiani.
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