Lavoro da casa, si devono pagare le tasse oppure no?

Il lavoro da casa è la nuova frontiera dell’occupazione. Svolgere un lavoro in proprio magari direttamente dalla propria abitazione, fino a qualche anno fa rappresentava un’utopia, oggi invece è una realtà quanto mai concreta. Ma prima di inziare è bene sapere a cosa si deve fare per iniziare a lavorare in proprio come, ad esempio, la tassazione e la dichiarazione dei redditi.

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Tasse lavoro da casa : ecco come fare

Il lavoro in proprio offre diversi vantaggi, come quello di non essere dipendente da nessuno e di poter svolgere un lavoro dinamico. Per quanto riguarda le tasse per il lavoro in proprio ci sono due alternative: utilizzando la partita IVA o per prestazione occasionale.
Quest’ultimo è uno strumento fiscale che permette di pagare le tasse lavoro in proprio occasionalmente senza l’obbligo di aprire una partita IVA.

Tasse partita IVA

Se si decide di aprire una partita IVA con il regime forfettario per un professionista o freelance è gratuito. Le tasse partita IVA da pagare in questa circostanza corrispondono al 15% dei guadagni maturati, ai quali va aggiunto il costo delle spese Inps.

L’alternativa è quella di aprire una partita IVA come ditta individuale. La differenza principale è legata ai costi e agli adempimenti. Oltre alla quota di apertura è necessario pagare l’iscrizione al Registro Imprese presso le Camere di Commercio, obbligatoria per le imprese individuali. Questa soluzione è consigliata per gli artigiani e i commercianti.

Tasse lavoro all’estero: ecco come fare

Sono tanti gli italiani che investono nel proprio lavoro all’estero. Ovviamente le tasse lavoro all’estero variano in base allo stato in cui viene fatto l’investimento stesso. Due tra le zone europee con la condizioni fiscali migliori sono le isole Canarie e il Portogallo. La prima, godendo dello speciale Statuto di Regione Autonoma Spagnola, può contare su particolari condizioni fiscali, visto che la tassazione è pari al 4%.

Discorso analogo per chi intende investire in un lavoro in proprio in Portogallo. In questa circostanza la pressione fiscale si aggira intorno al 20%, decisamente più bassa rispetto all’Italia e altre tante realtà europee.