Dal primo settembre 2021 il green pass (la certificazione verde che attesta di aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 o di essere negativi al test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore oppure di essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi) è obbligatorio per accedere a diversi servizi:

per consumare al tavolo al chiuso in bar e ristoranti
per accedere a piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso
per partecipare a spettacoli aperti al pubblico (eventi e competizioni sportive, musei, altri istituti e luoghi della cultura, mostre)
per partecipare ai matrimoni e ad altre cerimonie
per accedere a scuole ed università
per prendere i mezzi di trasporto (aerei, navi, traghetti, treni, autobus)

Ma il green pass è obbligatorio anche per consumare ai tavoli al chiuso delle mense aziendali.

Nelle faq presenti sul sito del Governo, alla sezione “Certificazione verde Covid-19 – Green Pass” si legge che “per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde COVID- 19, analogamente a quanto avviene nei ristoranti. A tal fine, i gestori dei predetti servizi sono tenuti a verificare le certificazioni verdi COVID-19 con le modalità indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 giugno 2021”.

Da tale risposta si evince che a verificare il possesso del green pass e le generalità del possessore debba essere il gestore della mensa (che è il titolare del trattamento dei dati personali) e non il datore di lavoro.

È per questo motivo che molti appaltatori di servizi di mensa hanno protestato, dichiarando che i controlli non dovrebbero gravare sulle loro spalle e che, così facendo, “si rischia di affossare un settore già duramente colpito da una forte crisi”.
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