Nell’era della share economy (economia della condivisione), cambiano anche le modalità di svolgimento di un’attività lavorativa. In particolare, con il coworking, il proprio lavoro si svolge in uno spazio condiviso, assieme a tanti altri professionisti. Il cedente, colui che mette a disposizione questo spazio, riceverà un canone periodico dai professionisti che hanno una postazione nel locale che affitta.

Tabella dei contenuti

Prima di tutto avere un locale per creare il coworking

Per poter aprire un coworking, è necessario avere a disposizione un locale (di almeno 250 metri quadri) attrezzato con:

luce;
riscaldamento;
impianto di climatizzazione;
cablaggio a fibra ottica;
Wi-Fi.

E’ importante offrire anche altri servizi ai propri clienti, come:

area break con macchina del caffè e salotto;
biblioteca e sala lettura;
sala riunioni;
uno spazio per gli eventi.

I costi per avviare questo tipo di attività sono diversi a seconda della superficie dei locali a disposizione. Infatti, bisogna tener conto dei costi connessi all’affitto o all’acquisto del locale, quelli necessari per la ristrutturazione, i costi per l’arrendo e quelli per le utenze. Dunque, si tratta di un investimento vero e proprio che, sebbene porterà delle soddisfazioni (soprattutto se si sta aprendo un’attività di coworking in una città in cui questo servizio funziona bene come Milano o Roma), deve essere ponderato con cura.

Il budget richiesto

Inizialmente si potranno spendere fra i 10.000 e i 20.000 euro ma, nel caso non si disponesse di tutto questo denaro, si potrà ricorrere ad un prestito oppure si potrà partecipare al programma “Nuove imprese a tasso zero” con cui l’ente pubblico si accollerà il 75% degli investimenti iniziali per l’impresa nascente. Comunque, dopo aver visto i costi da sostenere per avviare un’attività di coworking, di contro c’è da dire che quest’attività è molto redditizia. Infatti, ogni professionista potrà pagare dai 25 ai 35 euro giornalieri, passando per i 150- 200 euro al mese.