L’indennità di malattia spetta ai lavoratori dal quarto giorno di assenza dal lavoro e per un massimo di 180 giorni nell’arco dell’anno solare. Va ricordato che è possibile ricevere il controllo malattia da parte del datore di lavoro.

Ma chi paga i primi tre giorni di malattia?

Questo periodo viene detto “periodo di carenza” e in questi giorni non viene pagata dall’INPS nessuna indennità. Quindi nei primi tre giorni di malattia il lavoratore non ha diritto alle tutele previste dall’INPS.

Questo vuol dire che sarà il datore di lavoro a farsi carico della retribuzione nel periodo di carenza, in base a quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro di riferimento.

Sempre il contratto collettivo di lavoro stabilisce se nel periodo dal quarto giorno in poi di malattia, indennizzato dall’INPS, il datore di lavoro debba integrare l’indennità con il proprio contributo.

È questo il caso del contratto collettivo nazionale del settore commercio e terziario: nei primi tre giorni di malattia il datore di lavoro deve pagare il dipendente al 100% della retribuzione media globale giornaliera.

Poi, dal quarto al ventesimo giorno di malattia, oltre all’indennità del 50% prevista dall’INPS, il datore di lavoro ne deve riconoscere un altro 25%.

Tra il 21° e il 180° giorno, invece, l’INPS riconosce al lavoratore un’indennità pari al 66,66% della retribuzione media globale mentre il datore di lavoro ne riconosce un ulteriore 1/3.

Questo è solo un caso ma anche il CCNL Bancari prevede che dal quarto giorno di malattia in poi il datore di lavoro debba integrare l’indennità prevista dall’INPS.

Sempre i contratti collettivi di lavoro possono prevedere che il pagamento dell’indennità di malattia nel periodo di carenza avvenga solo per un certo numero di eventi avvenuti durante l’anno.

Ecco perché il lavoratore dovrebbe consultare il CCNL di riferimento per conoscere i diritti e le tutele che gli spettano nei primi tre giorni di malattia a lavoro.
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