Il praticantato deve essere svolto, dopo aver conseguito la laurea, da tutti coloro che debbano iscriversi ad un Albo Professionale o ad un Ordine di categoria. Si può svolgere presso uno studio professionale e serve proprio per ottenere l’abilitazione ad esercitare la professione.

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Il praticantato, quando si fa

Infatti, dopo il periodo di praticantato, si dovrà sostenere un esame e successivamente iscriversi al proprio Albo.

Secondo la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, la causa di un tipico rapporto di praticantato professionale “è quella di assicurare da parte di un professionista al giovane praticante quelle nozioni indispensabili per l’attuazione, nella prospettiva e nell’ambito di una futura e determinata professione intellettuale, della formazione teorica ricevuta in ambito scolastico” (Cassazione, sezione lavoro, 19 luglio 1997, n. 6645).

Durante questo periodo, quindi, si acquisirà la formazione lavorativa pratica e si prenderà consapevolezza di quello che è il proprio ambiente di lavoro e le mansioni che si dovranno svolgere nell’ambito della propria professione.

Tutto questo, affiancando un dominus, cioè un professionista iscritto da anni ad un albo professionale.

Almeno 12 ore a settimana

Al praticante viene richiesto di “lavorare” per almeno 12 ore a settimana, di solito per almeno 18 mesi, in maniera continuativa e senza interruzioni.

Infatti, se ci sono interruzioni non giustificate, viene meno il periodo di tirocinio già effettuato.

Non è prevista una retribuzione ma, di solito, a discrezione del dominus, può essere previsto un rimborso spese oppure per i primi sei mesi un rimborso spese e poi per i restanti mesi un compenso.

Devono svolgere il praticantato tutte le professioni che per essere esercitate richiedono l’iscrizione all’Albo o all’Ordine di categoria: