Sarto, quale regime fiscale adottare


Sarto




Per poter avviare la propria attività, il sarto deve iscriversi all’Albo Artigiani tenuto dalla Commissione provinciale dell’artigianato presso la Camera di Commercio.

L’iscrizione all’Albo artigiani

L’iscrizione all’Albo artigiani, o meglio, al Registro delle Imprese, fa nascere l’obbligo del versamento dei contributi previdenziali (l’apertura della posizione previdenziale viene effettuata per il titolare, per i soci e per i collaboratori familiari che lavorano nell’impresa artigiana).

Il sarto deve anche scegliere il regime fiscale a cui assoggettarsi per poter aprire la propria posizione presso l’Ufficio IVA ed ottenere il rilascio della Partita IVA e/o il codice fiscale dell’impresa.




Per quanto riguarda la scelta del codice ATECO per diventare sarto il più adeguato è il numero 14.13.20 in cui rientrano:

  • sartoria su misura;
  • confezione su misura di abiti da sposa, da cerimonia, da sera.

Sono esclusi dalla classe 14.13:

  • fabbricazione di articoli di vestiario in pelliccia (eccetto i copricapi);
  • fabbricazione di articoli di vestiario in gomma o in materie plastiche realizzati non cucendo insieme i vari elementi, bensì sigillandoli;
  • fabbricazione di abiti ignifughi e di sicurezza;
  • modifiche e riparazioni di articoli di vestiario.

Dunque, in base alla propria specifica attività e, sotto consiglio del proprio Commercialista, si potrà scegliere al meglio il Codice ATECO più opportuno.

Per quanto riguarda il regime fiscale da scegliere, si può optare per il regime forfettario (con limite di fatturato annuo di 65000 euro) o per quello semplificato.

Nel primo caso, ci sono diverse agevolazione come ad esempio:

  • la non obbligatorietà della tenuta delle scritture contabili;
  • se non si ha l’IVA, non si fattura;
  • le tasse sono al 5% per le start up e al 15% per le restanti;
  • nessuna ritenuta d’acconto in fattura;
  • nessun limite di spesa per i beni strumentali.

Il regime fiscale semplificato, invece, prevede:

  • l’obbligo della tenuta delle scritture contabili;
  • IVA in fattura;
  • le tasse a partire dal 23%;
  • le ritenute d’acconto in fattura.


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