La pandemia di Coronavirus ha cambiato molti scenari, incluso la cultura del lavoro. Rispetto alla situazione precedente, con un mercato del lavoro italiano monotono e stagnante, oggigiorno si osserva un dinamismo inedito.
Secondo l’indagine “Italiani e lavoro nell’anno della transizione”, realizzata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, il 55% degli italiani desidera cambiare impiego. Tra questi, un sorprendente 15% è già attivo nella ricerca. I motivi principali risultano essere: insoddisfazione, poche opportunità di realizzazione, compensi bassi, precarietà.
I giovani e la perdita del senso di appartenenza all’azienda
Gli under 35 sono coloro che si ritengono più insoddisfatti poiché perseguono più il benessere psico-fisico e la soddisfazione personale che gli stipendi elevati. Il fenomeno del boom di dimissioni, infatti, si osserva soprattutto tra le generazioni più giovani e ha preso il nome di Great Resignation.
In questa categoria di lavoratori, neo impiegati, si riscontra una perdita dell’attaccamento all’azienda per cui si lavora. Una delle cause principali di questo fenomeno è la generale inefficacia nella gestione del personale. Infatti, i lavoratori non solo non vengono adeguatamente integrati e stimolati ma spesso si ritrovano a lavorare ore extra, nonostante lo stipendio resti invariato.
Ne consegue un grave aumento del numero di dimissioni perché si punta alla ricerca di un migliore equilibrio tra vita lavorativa e personale, con una grande apertura alle soluzioni in smart working.
La formazione come chiave del successo
Presupposto di base per cambiare lavoro è ricevere la giusta formazione. Questa è la chiave del successo di chi, ogni giorno, decide di intraprendere una nuova professione. L’elevata specializzazione del mercato odierno, in particolare, l’ha resa un fattore imprescindibile.
Attualmente si può, anche mentre si continua il proprio lavoro, sfruttare le opportunità proposte online. Sul territorio italiano esistono infatti numerose università telematiche equipollenti e riconosciute dal MIUR che permettono di formarsi senza spendere cifre esorbitanti e con delle tempistiche molto più flessibili. Questa opportunità è valida non solo per i lavoratori ma per tutte le fasce d’età, anche più giovani, in possesso o meno di altri titoli di laurea.
Insieme alle università telematiche sono sorte anche nuove realtà alternative che offrono soluzioni mirate. Per esempio, è possibile optare per i cosiddetti MOOC (acronimo di massive open online courses), ovvero corsi online erogati dalle università, che servono ad acquisire competenze sia di base che specifiche.
Inoltre, ci sono anche dei corsi online professionalizzanti, dal carattere intensivo e innovativo, soprattutto nel settore digital, che stanno richiamando un grande interesse perché permettono di apprendere le competenze specifiche di un settore in crescita.
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