Il raggiungimento della pensione è un traguardo importante al quale moltissimi lavoratori aspirano. Il criterio di calcolo della pensione varia a seconda dell’anzianità contributiva maturata dal lavoratore.
Il calcolo della pensione si basa su tre elementi: l’anzianità contributiva, data dal totale dei contributi fino a un massimo di 40 anni, che il lavoratore può far valere al momento del pensionamento e che risultano accreditati sul suo conto assicurativo, siano essi obbligatori, volontari, figurativi, riscattati o ricongiunti.
Il secondo aspetto per il calcolo della pensione è la retribuzione data dalla media delle retribuzioni o redditi percepiti negli ultimi anni di attività lavorativa, opportunamente rivalutate sulla base degli indici ISTAT fissati ogni anno.
Quota 100 che cos’è
Infine bisogna tenere in considerazione l’aliquota di rendimento, pari al 2% annuo della retribuzione percepita entro determinati limiti stabiliti con legge per poi decrescere per fasce di importo superiore. Ciò vuol dire che, se la retribuzione pensionabile non supera tale limite, con 35 anni di anzianità contributiva la pensione è pari al 70% della retribuzione, con 40 anni è pari all’80%.
Per quanto riguarda l’età pensionabile sono sufficienti 65 anni e 7 mesi con almeno 20 anni di
contributi, in alternativa 40 anni e 7 mesi di contributi a prescindere dall’età.
Nelle ultime settimane si è parlato tanto della nuova proposta del governo in fatto di pensioni con la
possibile introduzione della cosiddetta quota 100. Questa sposterebbe l’età pensioni perchè per
raggiungere tale soglia bisognerà sommare l’età anagrafica con quella contributiva raggiungendo
almeno quota 100.
Al momento, però, non vi è certezza su eventuali paletti o misure minime per ottenere la pensione,
anche perchè essendo ancora una proposta siamo ancora nel campo delle ipotesi.
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