Lo smart working, che si è molto diffuso per via dell’emergenza Coronavirus, è difficilmente compatibile con gli straordinari. Molti lavoratori, infatti, si chiedono se si venga retribuiti nel caso in cui si lavori oltre l’orario concordato.

C’è una differenza fra pubblico e privato: in particolare, nella circolare 2/2020 per il pubblico impiego, pubblicata sul sito della Funzione pubblica, si dichiara che gli straordinari, come anche il lavoro notturno e il lavoro durante i festivi, siano “difficilmente compatibili” con il lavoro agile.

Lavoro straordinario e smart working

Nello specifico, “Si sottolinea che istituti quali prestazioni eccedenti l’orario settimanale che diano luogo a riposi compensativi, prestazioni di lavoro straordinario, prestazioni di lavoro in turno notturno, festivo o feriale non lavorativo che determinino maggiorazioni retributive, brevi permessi o altri istituti che comportino la riduzione dell’orario giornaliero di lavoro appaiono difficilmente compatibili con la strutturazione del lavoro agile quale ordinaria modalità delle prestazione lavorativa. Si ritiene pertanto conforme a normativa che una PA non riconosca a chi si trova in modalità agile, ad esempio, prestazioni di lavoro straordinario.”

Quindi, in linea di massima, il lavoro straordinario non è possibile se si lavora da casa nel pubblico proprio perché, durante questa modalità di lavoro, il lavoratore può da solo gestirsi le ore di attività come meglio crede, senza andare oltre l’orario concordato (cosa che succede invece più facilmente in ufficio).

Nel privato, non è escluso che, in alcuni casi, l’azienda e il lavoratore, mediante contratto, stabiliscano diversamente ovvero che siano ammessi straordinari o lavoro notturno (d’altronde non è specificatamente vietato nulla).

La legge infatti prevede che la prestazione di lavoro agile si svolga entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva ma può essere previsto orario straordinario, se il datore di lavoro lo autorizza o lo richiede preventivamente.