Una delle categorie di lavoratori che più hanno risentito dell’emergenza Coronavirus sono i collaboratori, fra cui le badanti. Queste lavoratrici spesso hanno deciso di prendere un periodo di pausa dal lavoro per potersi dedicare alla propria famiglia o per evitare spostamenti durante questo periodo di emergenza.

Oppure sono state proprio le famiglie (e quindi i datori di lavoro) a richiedere alla badante di non andare a lavoro, per la paura del contagio.

In ogni caso, infatti, se non è necessario il lavoro della badante, è meglio sospendere la propria attività.

Ma come ci si può tutelare?

Innanzitutto va detto che è necessario trovare un accordo fra le parti, possibilmente scritto, sia nel caso in cui la badante decida di non andare più a lavoro sia nel caso in cui sia il datore di lavoro a richiedere la sospensione o l’interruzione del rapporto di lavoro.

Nel caso in cui il datore di lavoro decida di “allontanare” la badante, le alternative sono le ferie, i permessi retribuiti o non retribuiti.

Le ferie si possono anche anticipare, se la badante non ha ancora maturato i giorni necessari.

Le ferie e i permessi retribuiti sono pagati dal datore di lavoro al 100% e il lavoratore continua a maturare ferie durante questi periodi (non durante il periodo di permesso non retribuito).

Anche nel caso in cui sia la badante che non vuole andare al lavoro è necessario trovare un accordo tra le parti.

L’accordo, come detto, deve essere scritto e firmato tra le parti e devono essere indicati:

nome e cognome del datore di lavoro e del lavoratore
data di inizio e di fine dell’accordo
regole decise

Infine, per le badanti che hanno un contratto da conviventi e non ci sono problemi di lavoro, per tutelare se stesse e le persone a cui badano, la regola è quella di limitare gli spostamenti alle sole situazioni di necessità (per di più se le prestazioni vengono effettuate in territori in zone rosse).