L’epidemia di Coronavirus ha stravolto la quotidianità di moltissime famiglie e lavoratori come ad esempio i lavoratori domestici e le badanti.
Molte di queste hanno deciso di non andare più a lavoro, sia per una questione di sicurezza, sia per poter badare ai propri figli e alle proprie famiglie.
Altre invece sono state allontanate temporaneamente dalle famiglie a cui prestavano il proprio lavoro.
Come comportarsi con le badanti
Ma come devono comportarsi le badanti con il datore di lavoro in questo periodo caratterizzato dall’emergenza Coronavirus?
La badante che ha un contratto in regola da convivente, nel caso in cui presti il proprio lavoro in una regione in zona rossa, dovrà limitarsi ad uscire solo per necessità (rinunciando ad esempio al giorno libero di domenica).
Il datore di lavoro può decidere la sospensione del rapporto di lavoro per un certo periodo di tempo, continuando però a retribuire la badante.
Un’alternativa è quella di ricorrere alle ferie maturate e ai permessi retribuiti.
La badante, se lo richiede o è in accordo con il datore di lavoro, può chiedere una sospensione dal lavoro durante la quale utilizzare i permessi non retribuiti.
Accordo con una scrittura vincolata
In questo caso però è necessario trovare un accordo con una scrittura vincolata a un certo periodo di tempo (che si può prorogare).
Un’altra possibilità è quella di ridurre l’orario di lavoro per la badante: anche se per questa tipologia di lavoro non è previsto il part time, si può decidere, data la situazione straordinaria data dal Coronavirus, di ridurre l’orario di lavoro per un certo periodo di tempo.
Qualora, infine, le parti non riescano a trovare un accordo, è necessario interrompere il rapporto di lavoro per giusta causa, licenziando il lavoratore.
Altrimenti, la badante può dare le sue dimissioni. La badante potrà poi, qualora sussistano tutti i requisiti, richiedere la Naspi.
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