Il ghostwriter è colui che scrive dei contenuti (libri o altri testi) che poi saranno pubblicati a nome di un altro autore più o meno celebre. Rimane nascosto e nell’ombra, appunto come un “fantasma”, pur essendo il vero autore del testo.
Un ghostwriter è un professionista che può arrivare anche a guadagnare 10.000 euro per un testo scritto da lui (e non meno di 1.500 euro). Un modo diverso di lavorare in proprio e di definire il proprio futuro.
Ma a che regime fiscale si assoggetta la sua attività?
Bisogna considerare che il ghostwriter può lavorare come freelance oppure per una casa editrice (ed ovviamente in questo caso i guadagni potrebbe essere variabili a seconda della dimensione della casa editrice).
Nel primo caso bisogna fare una distinzione: se il freelance resta sotto una certa soglia di guadagno e offre una prestazione occasionale di servizi, non è obbligato ad aprire la Partita IVA e a tutta una serie di altra burocrazia come rivolgersi ad un commercialista o scegliere dei codici Ateco.
Il freelance dovrà semplicemente pagare una ritenuta d’acconto proprio per via della collaborazione occasionale (questo fino a che il guadagno annuo del lavoratore autonomo non supererà i 5.000 euro).
Oltre a questa soglia di guadagno, la collaborazione deve:
- essere inferiore ai 30 giorni nell’anno solare con la stessa azienda;
- l’attività non dovrebbe avere cadenza regolare e continuativa.
Se infatti una di queste condizioni viene a mancare, il ghostwriter dovrà aprire la Partita IVA.
Così come si deve aprire la Partita IVA se si ha un sito in cui si vendono i propri servizi e molto spesso questo accade quando si tratta di ghostwriter che, per trovare clienti, aprono una propria pagina in cui si fanno conoscere e si “vendono”.
Per quanto riguarda la collaborazione di un ghostwriter con una casa editrice, se si è un editore indipendente, anche in questo caso bisognerà valutare tutti i fattori sopra elencati per capire se aprire o meno la Partita IVA.
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