Sono tantissime le famiglie che durante questo periodo di emergenza Coronavirus hanno deciso di assumere una baby sitter per badare ai propri bambini. Ecco perché è bene informarsi su come è cambiato il lavoro durante il coronavirus.
Le richieste di impiego di baby sitter sono molto aumentate negli ultimi mesi dato che questo tipo di lavoratori possono essere assunti anche per poche settimane o per un mese, in base alle necessità.
Considerando che le lezioni di scuola in tanti casi si svolgono in modalità DAD (a distanza), avere un aiuto in casa è molto importante per tanti genitori che non sanno a chi lasciare i propri bambini.
Altre famiglie, però, impaurite dal virus, hanno deciso di fare a meno dell’aiuto della baby sitter.
Ma come si possono tutelare le tante baby sitter sia dalla perdita del lavoro sia dal virus?
Partiamo dalla situazione in cui il datore di lavoro decida che è meglio, per la sicurezza di tutti, che la baby sitter non continui a lavorare.
In questo caso è necessario trovare un accordo tra le parti e alla baby sitter spetteranno ferie, permessi retribuiti o non retribuiti, secondo quanto stabilito di comune accordo.
Si può anche decidere un mix fra le diverse cose (ad esempio 5 giorni di ferie, 7 di permessi non retribuiti e 5 di permessi retribuiti).
Se invece è la baby sitter che ritiene che non sia più il caso di continuare ad andare a lavoro, anche in questo caso è necessario trovare un accordo tra le parti che deve essere scritto e firmato dalle parti.
Bisognerà indicare:
- nome e cognome del datore di lavoro e del lavoratore
- data di inizio e di fine dell’accordo
- le regole decise per l’emergenza coronavirus
Infine, se la baby sitter si mette in malattia, è necessario che consegni al datore di lavoro un certificato medico che attesti la sua condizione.
I primi 3 giorni di malattia sono pagati dal datore di lavoro la metà, poi il 100% fino a un massimo di 15 giorni.
Dopo quel periodo, la baby sitter non percepisce più nulla.
Commenta per primo