Lavoro all’estero ai tempi del Coronavirus


Lavoro




L’epidemia di Coronavirus ha letteralmente sconvolto le nostre vite, “costringendoci” a vivere una nuova normalità, fatta di regole da seguire, maggiore igiene, mascherine, distanziamento sociale. Sicuramente l’ambito della nostra quotidianità che è più cambiato con questo virus è il lavoro.

Ma come cambia ed è cambiato il lavoro all’estero ai tempi del Coronavirus?

Sono tanti, infatti, gli italiani che lavorano all’estero e tanti altri sono i giovani che si spostano fuori Italia per cercare buone opportunità lavorative o che magari studiando all’estero preferiscono rimanere fuori e iniziare un percorso di vita diverso.

Stando ad una ricerca condotta da Ipsos, su 1200 intervista tra i 14 e i 35 anni, l’80% è disposto a fare un’esperienza lavorativa (o di studio) all’estero di almeno un mese.




E questo la dice lunga su quanto il virus, di fatto, non spaventi chi è alla ricerca di un posto di lavoro interessante o vuole fare un’esperienza formativa utile per il proprio curriculum fuori dall’Italia.

Molte aziende hanno deciso di sospendere momentaneamente il reclutamento all’estero mentre altre, invece, continuano la propria ricerca di personale da assumere, magari sottoponendo i candidati a dei colloqui in via telematica.

Molto del nuovo personale viene assunto in nuove posizioni ad hoc da remoto, così che possa lavorare da casa senza nemmeno doversi spostare.

Per quelli che invece già lavorano all’estero, ci sono delle regole da seguire imposte sia dagli Stati in cui lavorano sia dall’Italia.

Sono consentiti gli spostamenti del lavoratore

Sono consentiti gli spostamenti del lavoratore da molti degli Stati dell’UE e dell’area Schengen, tuttavia se si lavora (o si è soggiornato nei 14 giorni precedenti) in alcuni Stati (come Croazia, Grecia, Malta e Spagna) e si voglia rientrare in Italia, è necessario presentare alle autorità competenti una certificazione che attesti che ci si è sottoposti a tampone per verificare l’eventuale positività al virus (o sottoporsi entro 48 ore dall’ingresso in Italia).

Il rientro in Italia da Stati che non fanno parte dell’UE o dell’area Schengen, è consentito per comprovate esigenze lavorative e per altri urgenti motivi e vige l’obbligo di sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario.


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