La prima volta che ho sentito parlare di Intelligenza Emotiva è stata nel 2018, quando, poco dopo la laurea, ho intrapreso un percorso di formazione sulla Gestione delle Risorse Umane. Da quel momento ho deciso di interessarmi all’argomento e provare a sviluppare in me quella che a quel tempo era una competenza ancora insolita e poco conosciuta, ma che già veniva ritenuta di grande importanza nella vita e soprattutto nel mondo del lavoro.

Nel 2016, infatti, il World Economic Forum la inserisce nella top 10 delle competenze vincenti nel mondo del lavoro che verrà a partire dal 2020, accanto a creatività, pensiero critico e problem solving. Non stiamo parlando di competenze tecniche, bensì di quelle trasversali, le c.d. soft skills. Infatti, in un mercato sempre più competitivo e in continuo cambiamento, le aziende hanno compreso che i collaboratori oltre a “saper fare” devono “saper essere”.

Per capire in che modo essa può essere importante e come può aiutarci nel mondo del lavoro bisogna prima di tutto indagarne le origini e capire di cosa si tratta.

Tabella dei contenuti

Partiamo dall’etimologia di questi due termini:

Intelligenza – deriva dal latino e in particolare la si riconduce all’avverbio intus = dentro ed al verbo legere = leggere, comprendere, raccogliere idee e informazioni riguardo a qualcuno o a qualcosa. Quindi, l’intelligenza è la facoltà di comprendere la realtà non in maniera superficiale ma, andando oltre, in profondità, per coglierne gli aspetti nascosti e non immediatamente evidenti. Emotiva – deriva dal latino emotus, participio passato di emovere = scuotere, smuovere. Pertanto è qualcosa che ha a che fare con le emozioni.

Ma a chi dobbiamo le origini e la diffusione del concetto di Intelligenza Emotiva?

Il termine I.E. apparve per la prima volta in un articolo del 1964 di Michael Beldoch e successivamente, nel 1985, nella tesi di dottorato di Wayne Payne, dal titolo: “A study of Emotion: developing Emotional Intelligence” (uno studio delle emozioni: sviluppo dell’Intelligenza Emotiva).

Negli anni Novanta i Professori P. Salovey e J. Mayer, nel loro articolo “Emotional Intelligence”, trattano per la prima volta il tema dell’Intelligenza Emotiva, definendola come “la capacità di percepire, integrare e regolare le emozioni per facilitare il pensiero e promuovere la crescita personale”.

Ma la popolarità deriva da Goleman e dalla pubblicazione nel 1995 del suo libro “Intelligenza Emotiva”, la cui finalità è mostrarci in che modo essa può essere sviluppata e può renderci felici. Secondo Goleman abbiamo due menti e due tipi di intelligenza: quella razionale e quella emotiva. Pertanto, il nostro modo di comportarci nella vita dipende da entrambe e non solo dal Qi. Lo stesso Goleman afferma che individui dotati di un elevato Qi “possono rivelarsi nocchieri spaventosamente incapaci nella loro vita privata”. Infatti l’intelligenza accademica non fornisce alcuna preparazione per superare gli ostacoli e cogliere le opportunità che la vita ci pone davanti.

“Abbiamo due menti, una che pensa, l’altra che sente. Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per costruire la nostra vita mentale.”

Questo capovolge il vecchio paradigma secondo cui l’ideale corrisponde ad una ragione che si libera dalle emozioni. Il nuovo modello ci spinge infatti alla ricerca dell’armonia mente-cuore. Ma come si può fare un uso intelligente dell’emozione?

L’Intelligenza Emotiva sembrerebbe includere le seguenti competenze:

Consapevolezza di sé, ossia la capacità di capire se stessi, essere in grado di conoscere le proprie debolezze, i punti di forza e l’impatto che abbiamo sulle persone. Essere auto consapevole emotivamente sul lavoro può aiutarti a pianificare il tempo in modo corretto e a gestire il lavoro rispettando le scadenze senza generare ansia e tirare fuori il peggio di te.

Capacità di autocontrollo, cioè la capacità di controllare le emozioni senza che esse ci paralizzino. Come potrebbe non esserci d’aiuto quando ci troviamo dinanzi a delle scelte lavorative da dover affrontare.

Motivazione, ovvero la passione e l’energia che mettiamo in ciò che facciamo, nella vita privata e nel lavoro, la capacità di motivare sé stessi nel perseguire un obiettivo.

Empatia, ossia la capacità di comprendere gli altri dal punto di vista emotivo, calandosi nelle altrui emozioni facendole proprie.Ciò significa anche considerare i sentimenti degli altri, soprattutto quando si prendono decisioni importanti. L’empatia sul lavoro è in grado di comprendere e trattenere i migliori talenti, la capacità di far evolvere altre persone e la sensibilità di riconoscere le differenze culturali.

Abilità sociale, la quale ci rende in grado di costruire rapporti con gli altri e riuscire a condurli nelle direzioni desiderate. E’ chiaro come tale capacità può rivelarsi determinante per gestire in maniera adeguata i rapporti con i propri colleghi di lavoro.

L’Intelligenza emotiva è, quindi, la capacità di comprendere e gestire le proprie e le altrui emozioni, con la consapevolezza che esse influenzano i comportamenti e le dinamiche tra le persone.

Forse adesso vi risulterà più chiaro come sia assolutamente importante che all’interno di un contesto organizzativo le persone siano in possesso di questa determinata competenza e in particolare coloro che si occupano della funzione/missione Risorse Umane, ma non solo. Per emergere nel lavoro è importante stabilire rapporti costruttivi, affidarsi all’intuito e cogliere le correnti emotive che si stabiliscono tra le persone potenziando le situazioni positive e non quelle negative.

Quindi abbiamo bisogno di sviluppare l‘”Emotional intelligence” per poter fare la differenza e spiccare in un colloquio rispetto ad altri candidati, dotati tutti delle nostre medesime competenze tecniche. Pertanto, che tu ti stia affacciando per la prima volta al mondo del lavoro o che sia in procinto di cambiare quello attuale, il mio consiglio per cercare di farti notare è inserire questa competenza nel tuo cv, ma, soprattutto, imparare ad utilizzarla e a valorizzarla. Potrebbe rivelarsi la chiave del tuo successo al prossimo colloquio di lavoro!