Negli ultimi anni c’è stato un vero e proprio boom del contratto a tempo determinato.Tantissimi giovani sono alla ricerca di un lavoro, in un periodo storico di estrema difficoltà in questo senso con le percentuali di disoccupazione che continuano a crescere.
Il primo passo per essere assunti e ottenere un contratto di lavoro è quello di superare un periodo di prova. Questo, com’è immaginabile, è un lasso di tempo in cui datore e lavoratore verificano la reciproca convenienza alla conclusione del rapporto di lavoro.
Contratto a tempo determinato, periodo di prova
Si tratta di un istituto giuridico disciplinato dall’art. 2096 del Codice Civile che lo definisce come assunzione in prova del prestatore di lavoro. La durata della prova è stabilita generalmente dai contratti collettivi nazionali e varia a seconda della qualifica e delle mansioni da ricoprire.
Come detto in precedenza non c’è una durata minima prestabilita per il periodo di prova, questa varia a seconda del CCNL,
delle mansioni da svolgere e il ruolo che dovrà ricoprire il lavoratore.
Normalmente lo scopo del datore di lavoro sarà quello di valutare il lavoratore in base alle sue abilità e competenze necessarie per svolgere un determinato lavoro, mentre lo scopo del lavoratore è quello di comprendere le condizioni di lavoro, come si svolge la prestazione e l’interesse personale verso il ruolo assegnato con l’obiettivo di ottenere un contratto di lavoro.
La durata contratto può essere variabile, passando da sei mesi ad un anno finendo al tempo indeterminato.
Purtroppo la tendenza è quella di contratti di lavoro sempre meno a tempo indeterminato e maggiori contratto tempo determinato.
Questo scatena una serie di conseguenze, una delle più evidenti le difficoltà di accesso al credito dei più giovani che riescono a fornire meno garanzie agli istituti di credito.
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