Sono tantissimi i lavoratori che a causa dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia di Coronavirus hanno dovuto iniziare a lavorare in smart working, una modalità di lavoro detta “agile” che viene svolta al di fuori dei locali aziendali, ad esempio da casa.

Ma cosa succede in caso di infortunio in smart working?

Il lavoratore che svolge il proprio lavoro in smart working, lo svolge a tutti gli effetti come se stesse in ufficio, con tutti i rischi connessi.

È proprio l’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) che assicura che anche coloro che lavorino in smart working possano essere coperti da eventuali infortuni.

Questi lavoratori sono infatti dei lavoratori dipendenti come tutti gli altri, e all’interno del contratto di lavoro subordinato è già compresa la copertura da eventuali infortuni.

Il datore di lavoro deve comunque comunicare ai lavoratori in smart working le regole e le misure di prevenzione a cui prestare attenzione durante le ore di lavoro.

Chi non le rispetta, non sarà coperto da eventuali infortuni che potrebbero verificarsi.

Quanto agli infortuni per i quali sono coperti i lavoratori in smart working, sono:

infortunio sul luogo di lavoro (quello che avviene nella propria casa o in un altro luogo in cui si svolge la propria attività in smart working, che deve essere comunicato in anticipo al proprio datore di lavoro)
infortunio in itinere (quello che si verifica per andare dalla propria casa nel luogo in cui si lavora in smart working, ad esempio in biblioteca)

Da ciò discende che non ci sarà copertura Inail se l’infortunio avviene in un posto diverso da quello comunicato al datore di lavoro oppure se durante il percorso ci si ferma in un altro posto (ad esempio in un bar) e qui avviene l’infortunio.

Una volta avvenuto l’infortunio, l’Inail potrà richiedere degli accertamenti, anche con l’ausilio di periti tecnici, per verificare la dinamica dei fatti relativa all’accaduto.