Lo smart working è stato molto utile durante i mesi di emergenza (e tutt’ora) per i lavoratori e per le aziende. Da una parte i lavoratori hanno potuto lavorare da casa, senza doversi recare a lavoro, senza spostarsi e senza creare grossi affollamenti in ufficio. In più, potendo conciliare la vita professionale con quella personale (si pensi a tanti genitori che hanno così potuto badare ai propri figli, costretti in casa per l’emergenza Coronavirus).

Smart working, aiuto alle aziende, all’economia e all’ambiente

In questo modo, anche le aziende hanno potuto continuare la propria attività, pur senza aprire la propria sede fisica. Ora, lo stato di emergenza Coronavirus è stato prorogato fino al 15 ottobre e per questo, alcuni lavoratori (determinate categorie) potranno continuare a lavorare in smart working.

Le imprese, infatti, dovrebbero favorire questa modalità di lavoro rispetto a quello in presenza, qualora sia possibile. Per quanto riguarda i genitori lavoratori con un figlio minore di 14 anni, invece, il diritto allo smart working resta valido fino al 14 settembre quando è prevista la riapertura delle scuole. Dunque, fino al 14 settembre l’azienda non può rifiutare lo smart working ad un dipendente che abbia figli di età inferiore ai 14 anni.

Invece, dal 14 settembre al 15 ottobre i lavoratori che potranno lavorare in smart working sono solo coloro che hanno una disabilità grave o coloro che hanno nel nucleo familiare un disabile grave. In realtà, anche tanti altri lavoratori vorrebbero continuare a lavorare in smart working ma questi possono solo richiederlo e non pretenderlo, secondo quanto disposto dalla legge 81 del 2017, ed il datore di lavoro potrà rifiutare di accordarlo.

Molte aziende invece si stanno organizzando in questo modo: solo alcuni giorni alla settimana da remoto ed altri in presenza (ad esempio un giorno da remoto e quattro in presenza).