Il lavoro in nero è una delle realtà illegali più diffuse nel nostro Paese: nonostante infatti tutti i provvedimenti intrapresi in materia, non è per niente raro ritrovare moltissime persone coinvolte in queste situazioni. Ma a cosa si va incontro?
Il datore di Lavoro
Come è ben risaputo, colui che subisce la peggiore sorte in questi casi è proprio l’imprenditore che viene colto in queste situazioni. Egli infatti, a seconda delle violazioni che la presenza di lavoratori in nero ha provocato, può andare incontro a sanzioni amministrative fino a un massimo di 36000 euro. A ciò va poi aggiunto un 20% nel caso in cui siano presenti immigrati irregolari o minori in età scolastica impiegati.
Sanzioni più leggere sono invece presenti se vi è la presenza di una violazione riguardante l’orario di lavoro, dichiarato minore rispetto alla realtà. In questi casi si incorre in una multa che arriva ad un massimo di 7200 euro.
Altre multe, riguardanti il falso dichiarato nei libri contabili, hanno uguale disciplina.
Il lavoratore
A differenza del passato la legge 151/2015, noto anche come Jobs Act del governo Renzi, prevede
responsabilità anche per il lavoratore impiegato in nero, che è comunque più tutelato rispetto al
datore.
Questi infatti può incorrere in sanzioni amministrative fino ad un massimo di 36000 euro, aggravate poi
nel caso in cui il lavoratore abbia approfittato della sua situazione irregolare, percependo anche dei
sussidi di disoccupazione.
Specifichiamo inoltre che in entrambi i casi, le sanzioni variano a seconda della durata del rapporto irregolare e al numero di dipendenti in questa situazione: in alcuni casi vi è anche la possibilità di revoca o sospensione dell’attività imprenditoriale.
Come abbiamo potuto quindi constatare, le leggi e le sanzioni da essere riportate diventano sempre più aspre per i “furbetti” che si ostinano a perpetrare questi comportamenti.
Commenta per primo