I lavoratori freelance che cercano un’occupazione online o un guadagno extra (se hanno già un lavoro) possono iscriversi ad una delle tante piattaforme sul quale aziende e datori di lavoro ricercano professionisti freelance.

Alcuni esempi sono UpWork, Freelancer, Fiverr, Go Lance, Addlance e così via.

Basta registrarsi e creare il proprio profilo

Basta registrarsi e creare il proprio profilo, quindi candidarsi alle offerte di lavoro facendo la propria proposta, che deve essere più accattivante di quella degli altri freelance competitors.

Se si viene scelti, si crea un vero e proprio contratto di lavoro a termine con l’azienda o il datore di lavoro e, una volta completato il lavoro, si ottiene il pagamento tramite PayPal o sulla propria carta.

Ma per i pagamenti su queste piattaforme per freelance serve la Partita IVA?

Questa potrebbe essere una delle domande che si potrebbero porre i freelance iscritti ad una di queste piattaforme. Ebbene, per il lavoratore freelance in Italia non c’è l’obbligo di aprire la Partita IVA se l’attività viene svolta in maniera occasionale e non professionale.

In questo caso il lavoratore può solo rilasciare la ricevuta di prestazione occasionale (o ritenuta d’acconto), dichiarando che ha percepito come redditi da attività occasionale l’importo che il committente ha pagato sulla piattaforma, in modo da poter inserire tali compensi nella dichiarazione dei redditi.

Se invece la propria attività diventa abituale e continuativa (cioè svolta per più di 30 giorni continuativi l’anno con lo stesso committente) e organizzata con orari e sedi, allora dovrà aprire la Partita IVA, indicando il codice ATECO più adatto all’attività che svolge.

Potrà scegliere se assoggettarsi al regime ordinario o al regime forfettario, se possiede i requisiti richiesti.

Il lavoratore freelance è tenuto ad aprire la Partita IVA anche se il proprio fatturato annuo supera i 5000 euro lordi.
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