UpWork, serve la partita iva?


UpWork




UpWork è la famosa piattaforma in cui si radunano freelance di tutto il mondo e specializzati in ogni campo lavorativo. In pratica i datori di lavoro, le aziende o le società possono pubblicare annunci di lavoro a cui possono rispondere i freelance che sentono di avere le competenze giuste per svolgere quel lavoro.

Ogni annuncio di lavoro ha una breve descrizione

Ogni annuncio di lavoro ha una breve descrizione, il budget messo a disposizione e la scadenza. Il freelance, per rispondere agli annunci di lavoro, dovrà semplicemente creare la propria pagina profilo.

Una volta che il datore di lavoro accetta, si crea un contratto a termine e, appena terminato il lavoro, si riceve il pagamento. I pagamenti avvengono in dollari statunitensi, quindi un freelance italiano dovrà considerare il cambio dollaro-euro.




Infine bisogna ricordare che, sebbene la registrazione su UpWork sia gratuita, per inviare le proprie candidature la piattaforma addebita dei costi, oltre che delle commissioni sui pagamenti ricevuti.

Una delle domande che ci si potrebbe fare

Una delle domande che ci si potrebbe fare, allora, è se per lavorare su UpWork serva la Partita IVA. In realtà non è obbligatorio aprirla se l’attività viene svolta in maniera occasionale e non professionale.

Se la prestazione è solo occasionale, comunque, per trasferire i soldi dalla piattaforma al conto, non si dovrà includere la ritenuta d’acconto dato che Upwork è un’azienda estera.

Se però i propri compensi superano i 4800 euro, bisognerà dichiararli nel  730 o nel Modello Unico e pagare le tasse.

Comunque, anche nel caso in cui si apra la Partita IVA, è possibile scrivere nella pagina dedicata alle Tax Information del proprio profilo il numero in formato VIES (sistema elettronico di scambio dati sull’IVA).

In questo modo la piattaforma potrà versare all’Unione Europea l’IVA (o VAT in inglese) tramite il MOSS (Mini One Stop Shop) istituito dall’UE. Inoltre il freelance non dovrà pagare le commissioni IVA.
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