UpWork è una delle più famose e grandi piattaforme dove i freelance, di qualsiasi parte del mondo e ambito lavorativo, possono trovare offerte di lavoro interessanti per guadagnare online.

Trattandosi il più delle volte di prestazioni occasionali svolte in maniera non professionale, il freelance in Italia non è tenuto ad aprire la Partita IVA.

Ma che tipo di ricevuta deve rilasciare al cliente?

Può semplicemente rilasciare la ricevuta di prestazione occasionale (o ritenuta d’acconto), dichiarando che ha percepito come redditi da attività occasionale l’importo che il committente ha pagato su UpWork, in modo da poter inserire tali compensi nella dichiarazione dei redditi.

Se invece la propria attività su UpWork diventa abituale e continuativa (svolta per più di 30 giorni continuativi l’anno con lo stesso committente) e organizzata con orari e sedi, allora ci sarà bisogno di aprire la Partita IVA, individuando il codice ATECO più adatto all’attività che svolge.

Si dovrà aprire la Partita IVA anche se il proprio fatturato annuo supera i 5000 euro lordi.

Quindi, in caso di prestazione occasionale, il freelance può lavorare su UpWork senza Partita IVA ma emettendo la notula di prestazione occasionale in cui ribadisce che il cliente deve versare per interno la somma concordata (non è un sostituto d’imposta, dato che è subordinato ad una norma fiscale diversa da quella italiana).

Nel caso in cui invece l’attività non è occasionale ma continuativa e abituale, occorrerà aprire la Partita IVA assoggettandosi al regime ordinario o forfettario (se si possiedono i requisiti) ma bisogna essere iscritti al VIES, in caso di operazioni intracomunitarie, quindi con clienti di Stati europei.

In quest’ultimo caso si otterrà il beneficio di non vedersi addebitata nemmeno la commissione IVA che normalmente UpWork si prende per i freelance che non hanno la Partita IVA.
[smiling_video id=”415825″]

[/smiling_video]